Tommy’s Ark. Soldiers and their Animals in the Great War (Opac Sbn) è stato pubblicato nel 2011 e, come era nelle intenzioni dell’autore Richard van Emden racconta la storia di tutte le creature, grandi e piccole, che durante la Grande Guerra abitarono la striscia di terra che correva dalle coste belga e alle Alpi svizzere. Sin dall’introduzione, l’autore indica che nel libro si annoverano ben 61 specie viventi di molteplici varietà. È il caso delle farfalle e degli uccelli: in particolare, di questi ultimi se ne contano 43 tipi differenti.

Eppure, non si tratta di un libro sulla vita selvaggia. Al contrario, esplorando la relazione che i soldati stabilirono con l’ambiente naturale circostante, il libro si concentra sulla condizione umana in guerra.
Il punto di osservazione dell’autore è quello dei soldati britannici dislocati sul Fronte occidentale, infatti, le fonti a cui si affida sono le memorie di quei giorni e di quegli anni, così come le appuntarono nei diari e nelle lettere inviate a casa. Vista la particolarità della fonte utilizzata, è facile comprendere la difficoltà per il ricercatore di rintracciare nelle migliaia di lettere e diari consultati le tracce di animali e dell’ambiente naturale circostanti alle trincee. Il lavoro certosino è stato, tuttavia, premiante e ha permesso a van Emden di fare luce sulla “vita al contrario”, che si conduceva al fronte.
In una guerra sostanzialmente di posizione, quale fu la Prima guerra mondiale, le attività militari venivano effettuate durante la notte, mentre le ore diurne erano dedicate al riposo, permettendo ai soldati di godere del sole, quando c’era, e di osservare l’ambiente circostante.
Il volume si presenta suddiviso in cinque capitoli, ciascuno dedicato ad un anno di guerra. Il più breve è il primo, dedicato al 1914, poiché la guerra cominciò nella tarda estate. Per il resto, sono anni pieni e, generalmente, fermi, fatta eccezione per le battaglie del ’15 e del ’18.
Ciascun capitolo presenta una breve descrizione della situazione militare e della sua evoluzione nel corso dell’anno preso in esame, cui segue una descrizione dell’ambiente circostante mutato dalle distruzioni, dagli sfollamenti dei civili e dall’abbandono di animali. Tutti i capitoli, inoltre, danno ampio spazio alla “voce” dei soldati, alle loro storie dal fronte, ricche di descrizioni del paesaggio e dei loro abitanti, soprattutto animali.
Le oche smarrite, che ricordano quelle lasciate a casa; le mucche sofferenti per le mammelle piene di latte, senza nessuno che potesse prendersene cura; i cani e i gatti, che si affezionano ai soldati per un po’ di cibo e qualche carezza e che, spesso, vengono adottati. Nonché i maiali e le pecore, che più degli altri sembrano consapevoli della fine che li aspetta. Sono storie di compassione e di crudeltà, ma sono in ogni caso storie di vita.
Tommy’s Ark restituisce al lettore la cognizione del vivere al di là della desolazione provocata dalla violenza della guerra. I fiori rinascono, nonostante tutto, ad ogni primavera; persino sulla terra bruciata dei crateri provocati dal lancio delle granate, gli insetti riprendono la loro frenetica attività; gli uccelli scampati ai bombardamenti ritornano a volare sopra le linee. Anche il gatto scomparso da qualche giorno ricompare, strappando al soldato un sorriso dal fondo della trincea.
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