Gene Sharp è stato uno dei massimi studiosi nel campo dell’azione nonviolenta e, in qualità di direttore del Program on Nonviolent Sanctions in Conflict and Defense tenuto presso il Centro per gli Affari Internazionali (Center for International Affairs) della Harvard University, ha condotto la più vasta ricerca mai intrapresa sulle alternative nonviolente nella lotta per la libertà. La sua ferma adesione all’iniziativa nonviolenta è stata confermata nei suoi studi più recenti, in particolare Waging Nonviolent Struggle: 20th Century Practice and 21st Century Potential (2005) e From Dictatorship to Democracy: A Conceptual Framework for Liberation (2010), ma è la trilogia del 1973, The politics of nonviolent action, a costituire una vera e propria pietra miliare citata in tutti gli studi successivi su peacebuilding e relazioni internazionali.

Negli anni Ottanta, le Edizioni Gruppo Abele avviarono la traduzione in italiano dell’opera, Politica dell’azione nonviolenta (Opac Sbn), rendendo fruibili fra il 1985 e il 1986 i primi due volumi, mentre per il terzo si è dovuto attendere il 1997. 

Nel primo volume, Potere e Lotta, viene proposta una riflessione sulla natura del potere. Sharp analizza il potere politico in tutte le sue forme, evidenziando come esso non abbia una struttura monolitica. Se così fosse, infatti, rimarrebbe concentrato nelle mani di pochi grazie ad un processo di auto-rigenerazione sino all’esplosione di una rivoluzione violenta che ribalti la situazione. Al contrario, il potere risiede nella società e dipende dal consenso e dall’obbedienza popolare. Ne deriva una teoria per la quale la società civile è l’unica intitolata ad esercitare un controllo nonviolento del potere politico destinato a disintegrarsi in assenza di consenso.

Nel secondo volume, Le tecniche, vengono illustrate 198 tecniche di azione nonviolenta storicamente documentate. Sharp le suddivide in macro-aree, riassumibili in: 1) tecniche di protesta e persuasione nonviolenta; 2) tecniche di non-collaborazione sociale, politica ed economica; e 3) tecniche di intervento nonviolento. Si tratta di un elenco aperto, suscettibile di correzioni ed integrazioni. Esso è stato costruito in base all’analisi di numerosi casi storici in cui l’applicazione di iniziative nonviolente si è rivelata efficace nella lotta per la destabilizzazione del potere. Ne deriva un volume che è al tempo stesso un manuale pratico per quanti pianificano dei cambi di regime ed una vera propria storia della nonviolenza, benché non cronologicamente ordinata. 

Nel terzo volume, La dinamica, viene presentata  una riflessione sulle dinamiche che si instaurano nei conflitti in cui almeno una delle parti ricorre a metodi nonviolenti. Sharp riflette sul controllo nonviolento del potere, asserendo che la violenza non è la fonte del potere, esso deriva dalla credenza nella sua legittimità, dall’obbedienza e dal consenso popolare, nonché dal controllo economico. E, tuttavia, come illustrato sin dal primo volume, è la società civile a detenere il controllo del potere, perciò i governi dipendono dalla società governata che può, attraverso tecniche di azione nonviolenta, disinnescare un potere oppressivo.

L’applicazione pratica e l’efficacia delle riflessioni di Sharp hanno trovato conferma nelle rivoluzioni nonviolente contemporanee sviluppatesi nell’Europa dell’Est dopo il 1989.