Abstract: In the First World War around 100,000 dogs were recruited, but it is likely that the figure of their mobilisation was higher, in view of the fact that studies have not yet been able to establish the true number of animals on the front. The figure is, however, undoubtedly substantial, although not completely unheard of. In actual fact, dogs are known to have taken part in earlier wars, when they were given an auxiliary role with the purpose of the light transport of ammunition, medicine, food supplies, water, post and delivering orders. What was new in the early years of the war was the new strategic role, one that was indispensable to military operations, that these animals were given, despite the significant technical-scientific investments that had been made by all the forces. In the early months of the war a sort of canine conscription was established in diverse European countries on a “voluntary” basis: the owners were asked to present their dogs for military examinations and if they were found suitable, they were requisitioned and the owners were issued a document of enrolment. The most popular breeds for military tasks were the classical retriever dogs, especially the Rottweiler, German shepherd, terrier and robust cross-breeds of medium size. Numerous Maremma sheep dogs were used in the Italian army. After receiving specific training, they were used in recognition operations to verify whether anything had been sabotaged along the telephone lines, as well as in retrieving the injured and fallen in “no man’s land.” They were often sent behind enemy lines to retrieve information. Unlike the extraordinary undertakings in which they were the protagonists, only very few became heroes. Stubby was one of them.
Un ruolo strategico
La Prima guerra mondiale arruolò all’incirca 100.000 cani, ma è presumibile che i numeri della loro mobilitazione fossero superiori, considerando che gli studi non sono ancora in grado di stabilire i numeri certi della presenza animale al fronte. Si trattò in ogni caso di una presenza ingente, per quanto non del tutto inedita. Il loro impiego bellico si era registrato, infatti, anche nelle guerre precedenti, quando i cani ebbero un ruolo ausiliario finalizzato ai trasporti leggeri di munizioni, medicinali, viveri, acqua, posta e alla consegna degli ordini. Ad essere inedito nei primi anni del conflitto fu il nuovo ruolo strategico, indispensabile alle operazioni militari, che questi animali si trovarono a ricoprire, nonostante l’elevato investimento di carattere tecnico-scientifico messo in campo da tutti gli schieramenti.
Arruolati come militari
L’importanza e l’utilità dei cani al fronte si fece evidente sin dai primi mesi del conflitto, tanto che tutti i paesi coinvolti e, soprattutto, quelli dell’Intesa iniziarono una corsa all’arruolamento del maggior numero possibile di cani per sopperire al deficit accumulato rispetto all’avversario germanico, che all’inizio delle ostilità poteva già contare su un contingente di 6.000 cani. Le razze predilette per lo svolgimento dei compiti militari erano quelle classiche da riporto, in particolare rottweiler, pastore tedesco, terrier e meticci robusti di media taglia. A supporto dell’esercito italiano vennero impiegati numerosi pastori maremmani.
Arruolati come i militari e appositamente addestrati, i cani furono utilizzati nelle operazioni di ricognizione, per verificare che non vi fossero stati sabotaggi lungo le linee telefoniche, oltre che in quelle di recupero dei feriti e dei caduti nella “terra di nessuno”. Spesso venivano mandati oltre le linee nemiche per raccogliere informazioni. Nelle zone particolarmente impervie, come ad esempio le Alpi, venivano utilizzati per trasportare armi e trainare le lettighe dei feriti. La maggior parte di loro morì sul campo. Molti vennero soppressi, perché gravemente feriti. Tra quanti sopravvissero furono selezionati i primi cani-guida per i ciechi di guerra. Solo alcuni divennero degli eroi pluridecorati. Stubby fu uno di questi.
Stubby, sergente di fanteria
Membro del 102° reggimento di fanteria dell’esercito americano, Stubby seguì il suo compagno umano, il caporale Robert Conroy, dal Connecticut alle trincee della Francia, dove prestò servizio per 18 mesi. Partecipò a diverse battaglie riportando numerose ferite, ma ogni volta dopo il periodo di convalescenza tornò in prima linea, guadagnandosi molte decorazione ed encomi. Per l’apporto dato alla cattura di una spia tedesca, fu insignito del grado di sergente.
Tale era la sua popolarità che quando gli americani entrarono a Château-Thierry, le donne della città realizzarono per Stubby il giubbotto su cui furono appese le sue numerose medaglie.
Un eroe nazionale
Tornato negli Stati Uniti divenne una leggenda nazionale, seguendo il suo padrone negli incontri pubblici dedicati alla guerra. Morì di vecchiaia nel 1926. Il suo corpo imbalsamato con addosso il giubbotto con le decorazioni è esposto al National Museum of American History a Washington DC.
Credits immagini (nell’ordine): Cane messaggero con il cilindro, in cui il messaggio veniva trasportato, Etaples, 28 Agosto 1918 ©IWM (Q 9277); Carro da guerra per lampade elettriche trainato da cani, Dorimbergo, Fronte dell’Isonzo, 1916 ca ©ÖNB, Europeana Collections 1914-1918; Stubby, l’eroe di Georgetown.
(Gli animali nella Grande Guerra, Animals in the Great War, 3 – Continua)